La città dei vampiri: Passione, Eccesso e Libertà
Quando ho ascoltato per la prima volta *Vampiros* di Rosalía, sono stata immediatamente colpita dall'idea di eccesso, di una libertà totale che si consuma nel cuore della notte. La canzone mi ha portata a pensare a chi sceglie di non dormire, vivendo le ore più oscure per fare ciò che più desidera, senza limiti. Da questa ispirazione è nata *La città dei vampiri*, un quadro che ho dipinto con acrilico su tela e inchiostri, utilizzando principalmente tre colori: bianco, nero e rosso.
Il bianco rappresenta la purezza che viene corrotta, il nero simboleggia il male e il rosso, che sfuma dal fluo al primario, incarna la passione, il sangue, l'amore e l'eccesso. I vampiri che popolano la mia città non si vedono nel quadro, ma vivono tra le sue ombre, nascosti nelle pieghe della vita notturna. Sono simboli di trasgressione, di quella voglia di spingersi oltre i confini, di vivere intensamente ogni momento, anche a costo di essere consumati dalle proprie passioni.
L'arte ha sempre rappresentato per me uno spazio sicuro dove poter esternare il caos interiore, e in quest'opera mi sono resa conto di come i pensieri repressi, a lungo nascosti, abbiano trovato una via d'uscita. Durante la creazione, mi sono sentita liberata, in uno stato di benessere in cui le pennellate venivano dall'inconscio, quasi senza controllo. In qualche modo, mi è venuto in mente il film *Blade Runner*, con le sue luci al neon e l’atmosfera distopica, un’altra rappresentazione di un mondo al limite tra il reale e il surreale, proprio come la mia città dei vampiri.
Un altro elemento chiave di questo lavoro è l'uso degli inchiostri neri. All'inizio, non capivo del tutto perché mi attirassero così tanto, ma ora penso che rappresentino quella parte oscura e inafferrabile del mio mondo interiore. Sono le ombre, i pensieri più profondi, i lati nascosti che spesso non si riescono a esprimere a parole, ma che attraverso l’arte trovano una forma visibile.
Recentemente, sono rimasta profondamente colpita dal quadro *La donna vampiro* di Edvard Munch. In qualche modo, sento che quest’opera sia collegata alla mia. Munch ha rappresentato la figura della vampira come una forza seducente e distruttiva, capace di divorare chiunque le si avvicini. Allo stesso modo, i miei vampiri vengono consumati dalle loro passioni, spinti oltre ogni limite. Il rosso della mia tela, proprio come nel quadro di Munch, rappresenta quella passione incontrollabile, un desiderio che divora e corrompe.
Riflettendo su Munch, ho capito che anche la mia città dei vampiri è abitata da creature che scelgono la trasgressione, consapevoli delle conseguenze. È una riflessione sulla dualità umana, su quanto sia sottile la linea tra il desiderio di vivere intensamente e il rischio di perdersi.
L’arte, per me, è questo: un modo per dare forma a ciò che di bello e brutto ci portiamo dentro. Ogni pennellata è un passo verso la comprensione, un tentativo di trovare risposte alle domande che ci tormentano, proprio come quelle poste dal *Canto notturno di un pastore errante dell’Asia* di Leopardi. E forse, dipingendo, lascio questo mondo un po’ migliore, un colore alla volta.
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